A Rimini il rapporto coop-finanza
Come sta cambiando il mondo cooperativo e quali sono i nuovi strumenti finanziari a cui si rivolge? Il mercato e gli investitori come valutano il ricorso a questo tipo di operazioni?
Sono questi i temi affrontati martedì pomeriggio nel corso del workshop “Nuovi strumenti finanziari per lo sviluppo delle cooperative” organizzato, da Cmc nella cornice dello storico Meeting di Rimini.
Andrea Cabrini, Direttore di Class CN
BC e Vice Direttore di MF-Milano Finanza, moderatore del dibattito, ha analizzato il modello cooperativo rispetto al mercato dei capitali grazie anche al contributo di speakers quali:
Roberto Macrì
– Direttore Generale di Cmc, Giampiero Bergami – Head of Capital Markets and Investment Banking Italy Network di Unicredit, Gabriele Vianello – Head of Corporates for Global Markets Italia BNP Paribas, Andrea Mandel Mantello – Chief Executive Officer and Partner Advicorp Plc, Francesco Confuorti – Presidente e Amministratore Delegato Advantage Financial, mentre è intervenuto da Londra Tyler Wallace, Head of Corporate Credit di Mediterranan Bank.
Roberto Macrì, ha ricordato come Cmc sia stata la prima cooperativa italiana a fare ricorso al mercato dei capitali. Pertanto, l’esperienza aziendale ha fatto da apripista per l’utilizzo di tale strumento anche rispetto al modello cooperativo, portato storicamente all’utilizzo di finanziamenti più tradizionali”.
Macrì ha ribadito anche che grazie all’emmissione del bond da Euro 300 milioni, Cmc ha intrapreso un percorso di ottimizzazione che ha portato alla strutturazione di un’azienda più efficiente, in grado di competere tra i “big” a livello internazionale, e con un modello finanziario equiparabile alle migliori best case aziendali.
Più in generale, dal workshop è emerso che l’Italia resta un mercato fortemente attrattivo e di grande valore, dove le PMI giocano un ruolo fondamentale, soprattutto quelle che dimostrano una forte vocazione all’export.
Il dibattito si è poi focalizzato sull’attrattiva del modello cooperativo per un investitore internazionale con la conclusione che tale modello offre una garanzia di stabilità e di maggiore conoscenza aziendale da parte dei soci rispetto all’ingresso di un private equity classico, il cui approccio all’investimento rimane in via più generale speculativo.
Il posizionamento e la leadership della società sul mercato, le performance economico finanziarie, il mercato di riferimento con le sue prospettive di crescita rimangono le guidelines con le quali un investitore internazionale selezione la pipeline dei possibili target di investimento.